Il progetto




Il progetto prende il via per desiderio di una ragazza che ha subito abusi sessuali da quando era bambina fino alla sua adolescenza. A sedici anni ha trovato la forza di parlarne, (dopo che un anno prima una coetanea le aveva raccontato gli abusi subiti da parte di uno zio). È stata catapultata in un processo penale che purtroppo non ha avuto l’esito sperato. L’aggressore, benché condannato, ha avuto una riduzione a un terzo della pena che non ha comportato la reclusione ma unicamente pene accessorie della durata di due anni. L’esito del processo non ha previsto nessun tipo di percorso di cura.

Dopo il processo penale, si è svolto il processo civile che ha avuto come esito un “risarcimento” pari a meno di un terzo di quanto la perizia psicologica aveva stabilito. La ragazza, dopo cinque anni di vicissitudini legali, allora ventunenne e in terapia psicanalitica, non se l’è sentita di sottoporsi all’ennesima perizia psicologica per ottenere quanto previsto e ha chiesto almeno le spese legali. Così è stato. Lungi dall’essere un risarcimento per la devastazione subita, il denaro è stato usato per pagare l’avvocato e l’analisi necessaria per uscire da quel vortice e confusione mentale.

Terminata finalmente la terapia, si è chiesta cosa poter fare perché eventi simili non si ripetano. Anziché devolvere ciò che restava ad un centro antiviolenza, ha chiesto di aiutarla a scrivere una canzone: per raggiungere un vasto ascolto e creare una sensibilizzazione sul problema degli abusi. Ne è uscita Fogli di carta.

L’abbiamo scritta sia per esprimere tutta la sofferenza subita, sia per avere una forma di giustizia. Le storie di bambini e bambine che vengono riportate dai giornali sono effmere, il giorno stesso vengono stracciate, e ne leggeremo di nuove il giorno dopo, senza fine.

Da qui nasce l’immagine del foglio di carta stracciato. Lo sguardo si ferma su quel gesto e dà voce al senso di ingiustizia e indifferenza che ne derivano. Qualcuno deve ascoltare e capire, altrimenti nulla cambia: vi saranno altri abusi, violenze e altri articoli nei giornali... La ragazza ha dovuto sottoporsi a una lunga terapia di analisi, invece l’aggressore non è guarito ed è ancora libero di fare ciò che vuole. Non è giusto. È un problema culturale: occorre rieducare, far nascere e coltivare il rispetto verso chi è più debole e indifeso. Bisogna cambiare la legge per dare vita a questi fogli di carta stracciati.

La canzone racconta di una donna che esprime le sue sensazioni dopo aver rielaborato l’abuso sessuale subito nell’infanzia, dopo che è stata sottoposta a un processo, dopo che la notizia è stata riportata nei giornali. Il testo ha avuto una gestazione complessa di oltre un anno alla ricerca di un faticoso equilibrio tra parole, musica ed esperienza della ragazza. È una giovane donna che parla, o una bambina già grande, che ha rielaborato la sofferenza vissuta. L’obiettivo del video è generare un cambiamento culturale che porti al rispetto e a una maggior tutela dei minori bambine e bambini, soprattutto nei confronti delle donne, tenendo a mente che c’è ancora moltissimo lavoro da fare nei riguardi di chi causa il danno. La ragazza ha chiesto di mantenere l’anonimato, ed è comprensibile. Alla realizzazione di questo progetto ha partecipato un numero crescente di persone e nel tempo si sono creati momenti di particolare intensità e di apertura che hanno dato vita a rivelazioni personali di abusi subiti.